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“Sono un problema!”, “Sono una ricchezza”: appunti per una narrazione diversa sui migranti a Bologna

“Sono un problema!”, “Sono una ricchezza”: appunti per una narrazione diversa sui migranti a Bologna

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I migranti a Bologna? Sono visti e vissuti, nella gabbia dei clichè e dei luoghi comuni, come “bisognosi”, “un problema”; persone di cui spesso si parla perché associate fatti di criminalità, insomma gente da cui tenersi a una certa ‘distanza’; o per le quali provare pietà. Ma in questo ‘racconto’ ci sono delle falle, dei pezzi mancanti. Nella narrazione sui migranti ci si dimentica che sono persone che solo dopo “una scelta molto tormentata” hanno deciso di cambiare paese e città, posto dove vivere; che portano “stimoli culturali”, sono “una ricchezza” (anche per il mondo del lavoro, ad esempio); hanno “dignità”, ma non si presta attenzione alla loro cultura d’origine se non con le lenti del pregiudizio. Sono le due facce della stessa medaglia del racconto comune e usuale dei migranti a Bologna così come sono emerse dalla discussione del gruppo di lavoro sulla comunicazione durante l’ultima assemblea del Centro Astalli.

Discussione che è servita a mettere a fuoco soprattutto due tipi di questioni: quello che invece ‘si dovrebbe dire’ sui migranti e lo ‘stile’, mutuato dalla sensibilità dell’agire del Centro Astalli, con cui parlare di chi è straniero in terra straniera e cerca accoglienza.

Ecco allora qualche esempio di ciò che andrebbe ricordato più spesso e che ‘va detto’: “Che sono persone, esseri umani degni di stima, rispetto e opportunità di possibilità”; che “sono il futuro, l’Italia sta cambiando anche se qualcuno non vuole”; che l’apertura verso chi arriva da mondi e culture lontane “umanizza”; che appunto “fatti concreti e veritieri” confermano come la migrazione sia una costante della storia e inneschi, “ricchezza sviluppo sia sul piano culturale sia su quello lavorativo/economico”. E che si può fare in modo che chi arriva possa contribuire a “migliorare la nostra società”. Infine, non sarebbe da dimenticare l’impegno e l’importanza di far conoscere l’”esperienza di vita”, la “ricchezza culturale e umana” di chi è migrante.

In questo ‘lavoro, che si potrebbe anche chiamare impegno o ‘attenzione educativa’, Astalli può avere un ruolo e può prendere parola nel dibattito. Come? Ecco con quali linee guida, :

  • Dando attenzione e raccontando le storie di chi è immigrato a Bologna

  • Dando visibilità e provocando con urgenza

  • Con assertività: denunciando ciò che non va con chiarezza, ma senza aggressività, sempre in una logica di apertura al dialogo e all’accoglienza; dialogando anche con Istituzioni realtà che possono avere posizioni contrarie.

  • Valorizzando l’umanità. Promuovendo lo stile dell’incontro nel cammino comune, creando un clima-contesto che dia un senso di famiglia e amicizia.